Oggi dopo alcune sessioni individuali di Coaching con le mie clienti, ho riflettuto sull’insicurezza che spesso provano le persone che si trovano a interagire sul posto di lavoro.
La sensazione di insicurezza, quasi di pericolo – cosa del tutto normale, considerando il caos relazionale e sociale che c’è intorno a noi – che una di loro ha portato come tema in sessione, era determinata dal ritrovarsi, dopo la quarantena, di nuovo in ufficio gomito a gomito e faccia a faccia con una collega assunta pochi mesi fa.

Col dipanarsi della sessione è emersa una forte propensione ad interessarsi delle altre persone, alle relazioni proficue, benefiche, non solo nella sfera privata, ma anche nella sfera lavorativa; il desiderio di conoscere meglio l’altra, e l’impegno a mettere in azione un paio di soluzioni, che abbiamo individuato assieme, in base alle caratteristiche caratteriali della mia coachee, per arrivare all’obiettivo di stabilire step by step una comunicazione efficace ed empatica.
Così come la relazione con se stesse/i, anche tutte le le altre relazioni, in maggior o minor misura, riflettono i significati che compongono lo scenario sociale; lo scenario in cui siamo tutti attori, dei nostri film mentali, e inevitabilmente immersi in una realtà dove insistono e coesistono i film mentali dei nostri simili, che siano colleghi, amici, famigliari, o sconosciuti.
Avere ancora – o riscoprire di avere ancora – quella sana propensione a spostare il proprio mondo tanto quanto basta per incontrare il mondo dell’altro è di grande aiuto.
Occorre sviluppare il coraggio di rischiare di conoscere l’altro /a, nonostante le proprie insicurezze e paure. Questo coraggio genera un’enorme quantità di emozioni positive, di motivazione, e un’enorme possibilità di contribuire al ben-essere sociale e lavorativo in azienda.
Come affermava Victor Hugo, “L’unico pericolo sociale è l’ignoranza”.#ritalembo#lifecoaching
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